La Commissione Europea ha recentemente reso pubblico un comunicato stampa in cui fissa i principali obiettivi funzionali allo sviluppo del mercato unico digitale. L'iniziativa prende spunto dall'importanza che la Commissione (e non solo) riconosce, tra l'altro, alle potenzialità di settori tuttora sottosviluppati, come quello dell'e-commerce.
In base ad uno studio pubblicato dalla Commissione, nel 2014 il mercato digitale europeo era composto per più della metà da servizi online statunitensi, per il 39% da servizi online esclusivamente nazionali dei singoli stati membri, e per il restante (misero) 4% da servizi online transfrontalieri, o tendenzialmente pan-europei.
Alcuni dei fattori più rilevanti che costituiscono ostacolo allo sviluppo di offerte di beni e servizi a livello europeo sono i costi di spedizione (62% delle aziende indica questo come "major problem"), le differenze locali nella regolamentazione dell'IVA e, più in generale, le differenze legislative in tema di e-commerce.
Nonostante i molteplici interventi di armonizzazione attuati dall'Unione negli ultimi anni (da ultimo, ad esempio, la direttiva 2001/83/UE), permangono differenze tra i singoli ordinamenti statali che comportanto un costo di stimato per le imprese intorno ai 9.000€ solo per conformarsi alle diverse discipline.
Altro problema sentito dalla popolazione dei potenziali consumatori è quello della tutela dei dati personali. Il 72% degli Europei diffida dei servizi online per il timore di dover caricare dati personali online, dove possono diffondersi in maniera incontrollata.
In effetti, l'esperienza pratica insegna che, nonostante la disposizioni applicabili all'e-commerce siano a livello generale ampiamente armonizzate, resistono soprattutto nei singoli settori commerciali differenze - il più delle volte minimi dettagli - che richiedono l'adattamento dei testi contrattuali, delle informative precontrattuali, della privacy policy etc. etc. Basti pensare alla normativa sull'etichettatura di prodotti alimentari, vini, le regole sulla pubblicità di prodotti medici etc.
Ma ciò che, ancor più delle differenze legislative in senso stretto, varia da paese a paese con conseguenze e costi ben più incisivi per le imprese è l'attuazione della normativa, il cd. "enforcement". Se, ad esempio, in Italia è relativamente improbabile che un sito di e-commerce possa incorrere in seri problemi perché utilizza fotografie sulla propria homepage senza detenerne apposita licenza, in Germania una violazione di diritti d'autore viene perseguita regolarmente (ed efficacemente!) dai legittimi titolari dei diritti anche per vie stragiudiziali.
In attesa che la Commissione adotti dunque le opportune misure, per la PMI italiana che sbarca sul mercato dell'e-commerce tedesco è importante acquisire la consapevolezza che non rispettare severamente le regole comporta rischi economici non indifferenti soprattutto a causa delle strategie difensive dei concorrenti.